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Opinione Film “Veloce come il vento”

Veloce come il vento è il film di Matteo Rovere che riprendere e reinterpreta la storia della storia dello sfortunato pilota di rally Carlo Capone.

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La trama di “Veloce come il Vento”

La storia è ambientata in Emilia Romagna e vede come protagonista Giulia De Martino (interpretata dall’attrice Matilda De Angelis), giovanissima pilota che insegue una carriera nel campionato italiano Gran Turismo, sostenuta dal padre. Con la scomparsa prematura del genitore, entra in gioco il fratello Loris De Martino (Stefano Accorsi), anche lui ex pilota ma con gravi problemi comportamentali sfociati nell’abuso di droghe. I due vivono un rapporto teso e conflittuale che, per una serie di eventi, sfocia in una collaborazione necessaria alla sopravvivenza di entrambi.

Loris diventa quindi allentatore personale di Giulia e cerca di aiutarla nei suoi intenti, aggiungendo la sua sregolatezza alla praticità e tecnica della sorella. Ne derivano risultati inaspettati e sorprendenti nonostante il fratello problematico continui nelle sue scorribande, rendendo la situazione sempre più complicata del previsto. Fino ad un clamoroso epilogo. Per rimediare ad un grosso guaio creato alla sorella, Loris De Martino torna al volante della sua Peugeot 205 Turbo 16 da rally per una gara mozzafiato che vede come scenario la città di Matera e che serve a rimettere a posto le cose nella sua vita una volta per tutte.

Opinione sul Film “Veloce come il Vento”

Chi conosce la storia di Capone è bene che cerchi di non tenerne conto mentre sta guardando il film poiché vi è solo l’ispirazione e poco altro della storia vera. Accorsi spinge molto la parte del tossico problematico, marcando talvolta in maniera eccessiva l’accento romagnolo (ndr. chi scrive la recensione è romagnolo di nascita) ma riesce comunque nel tentativo di coinvolgere. Come ogni film dedicato alle auto, si fatica molto ad uscire dalla dinamica dell’eroe sfortunato che alla fine ha la meglio sui “cattivi”. T

uttavia le auto e la competizione in questo caso fungono da contesto per una storia che è fatta soprattutto di rapporti personali difficili e che hanno tanto bisogno di un lieto fine. Gli appassionati di auto non possono che godere di alcuni momenti in cui il sound dei motori si fa piuttosto intenso (epica la scena dei traversi con la Peugeot 208 R5 T16 del nove volte campione italiano rally Paolo Andreucci). 119 minuti di film godibili e che non richiedono troppi sforzi per mantenere un buon livello di attenzione.

Una storia che vale la pena di essere vista almeno una volta, se non altro per quello che rappresenta nella realtà.

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